di Giorgia De Giorgi
Il respiro
Il respiro è un’attività fisiologica che fa capo sia al sistema nervoso autonomo o neurovegetativo, sia a quello volontario. Grazie alla sua duplice natura, esso svolge due importanti funzioni.
- Quella affidata al primo consiste nel percepire i blocchi, gli squilibri e le irregolarità presenti all’interno del sistema mente-corpo, che influiscono sulla qualità e la quantità dell’aria emessa.
- Il secondo, invece, si occupa di ampliarlo, farlo tornare regolare e stabilizzarne il ritmo, grazie alle stimolazioni funzionali attivate dal pensiero, quindi di riportare in equilibrio neurovegetativo l’intero organismo.
L’equilibrio nella naturalezza: l’albero
La categoria di posizioni in cui è estremamente evidente la duplice funzione del respiro, quindi lo stretto legame fra il suo ritmo e la natura del pensiero, riguarda proprio quelle di EQUILIBRIO.
Infatti, prendendo come esempio Vrksasana, la posizione dell’albero, per studiarla, si nota che essa sarà mantenuta agevolmente ad oltranza, se la mente resterà calma e libera, seppur focalizzata sul baricentro della posizione, ossia sul punto in cui è opportuno concentrare l’attenzione.
Concentrando l’attenzione su un punto del corpo, vi si porterà a muoversi anche il respiro e in questo modo si eviterà di creare tensioni , rendendo il corpo leggero.
Nella posizione dell’albero tale punto risulterà essere l’addome, spazio in cui si percepirà muoversi lentamente, con estrema naturalezza e leggerezza il diaframma.
Questo permetterà alle spalle di aprirsi, al torace di espandersi e alla posizione di elevarsi, di allungarsi verso l’alto.
Infatti, l’allievo vigila costantemente per soffocare ogni velleità di movimento, rilassa quanto più possibile i muscoli per lasciare che l’asana si svolga autonomamente (un asana va lasciato ‘farsi’). Dopo aver soppresso tutti i movimenti e tutte le contrazioni inutili, rimane soltanto il movimento fondamentale della respirazione.
L’allievo deve porsi in ascolto del proprio corpo! Una volta che le contrazioni inutili sono eliminate, egli avvertirà verso quale regione del corpo stesso si dirige la respirazione.
Nel farlo:
- il praticante sarà portato istintivamente ad ampliare la base d’appoggio, per contrastare agevolmente la forza di gravità;
- aumentare la leggerezza nell’elevazione;
- quindi a divaricare fra loro ed allungare in avanti le dita dei piedi, come fossero delle radici fissate al terreno, che hanno la funzione di sorreggere e mantenere saldo l’intero tronco ed i suoi rami che protendono verso il cielo, sostenuti dal soffio del respiro, che continua ampio, costante e regolare ad oscillare dall’alto verso il basso e ritorno.
bibliografia:
Van Lysebeth D. e A., I miei esercizi di yoga, Ugo Mursia Editore s.r.l., Milano, 1980, p. 27