di Francesca Bonsignori
Quante cose quotidianamente ci pesano, ci condizionano senza che riusciamo a scrollarcele di dosso!
Abbiamo mai analizzato la loro radice e la loro causa?
Facendolo, ci renderemo senz’altro conto che si tratta sempre di pregiudizi, schemi meccanici di comportamento e di reazione nei confronti di qualunque evento della nostra vita quotidiana.
Questi schemi si sono creati con il tempo: inizialmente erano abitudini atte a semplificare la vita, tuttavia man mano sono divenute costrizioni minacciose per la nostra libertà di espressione. Ne avvertiamo particolarmente il peso quando dobbiamo scegliere e ci sentiamo condizionati, talvolta effettuando decisioni improprie e addirittura non condivise dal nostro Io Profondo. Così la nostra vita diventa pesante.
Analizzando questo processo, osserviamo che il piano fisico e il piano mentale procedono di pari passo. In pratica, tanto più siamo pesanti nella psiche, tanto più il nostro corpo si irrigidisce, e viceversa, tanto più siamo rigidi nel corpo, tanto più diveniamo condizionati a livello mentale.
La rigidità di solito si connette con l’invecchiamento, comunemente si pensa che sia normale che le articolazioni perdano la loro mobilità e i muscoli degenerino nella loro forza ed elasticità. A questo proposito riflettiamo sul fatto che la mente comanda la contrazione o il rilasciamento dei muscoli; è pertanto la nostra mente a non funzionare più correttamente, proprio in quanto appesantita. L’appesantimento della mente non è dovuto alla vecchiaia, ma semplicemente l’incedere del nostro vissuto comporta l’accumulo di una certa dose di problematiche non risolte che ci portiamo addosso in tutto il loro peso.
A questo punto vediamo cosa poter fare con la nostra pratica per invertire questo meccanismo attraverso le pratiche di Tao Yoga che ben si prestano allo scopo di realizzare il nostro obiettivo vitale.
Il Tao Yoga è di origine cinese ed è molto vicino all’Hatha Yoga indiano;
essi fondano il proprio principio in una pratica che debba coinvolgere contemporaneamente il corpo, il prana e la mente.
Con l’obiettivo di farci pervadere alla leggerezza, le pratiche scelte in questa sequenza sono profondamente focalizzate a realizzare questa qualità a tutti i livelli.
Sul piano fisico, la leggerezza dei movimenti farà sì che ogni parte del corpo inizi a partecipare del movimento realizzato, anche le quali appaiono meno coinvolte. Un semplice movimento respiratorio con le braccia coinvolge le braccia stesse, le spalle e il respiro nel basso del tronco. Nello sviluppo del movimento si percepisce la partecipazione dell’insieme costituito dalla colonna, la testa e via via pure da bacino, gambe, caviglie e piedi. Approfondendo, il coinvolgimento entra nei visceri e negli organi che vengono massaggiati dal nostro respiro. Ogni parte del corpo si congiunge a questo movimento di insieme.
Questa descrizione sottolinea l’importanza di praticare un tempo sufficiente, solitamente ben più lungo degli ordinari esercizi di ginnastica, per lasciare che i movimenti si espandano e portino leggerezza a tutti i nostri livelli, dal più fisico al più sottile.
La leggerezza racchiude l’elevazione dalla pesantezza della condizione ordinaria verso una condizione più vicina al cielo. Per una buona riuscita prima di elevarci permettiamo ai nostri piedi di essere ben piantati a terra.
Quello che ci appesantisce non è infatti il radicamento a terra, questa è la condizione ottima da ricercare nella nostra pratica; sono i condizionamenti parassiti che ci fanno “muovere male”.
Un aspetto di fondamentale importanza per realizzare l’abbandono alla leggerezza è il nostro asse centrale. Il sostegno che quest’asse ci procura risulta una componente chiave nel rilasciamento profondo delle tensioni e l’alleggerimento dai fardelli del quotidiano. Molti dei pesi che abbiamo addosso e non riusciamo infatti ad eliminare sono derivati da mancanza di sicurezza.
Rinforzare l’asse centrale con il Tao Yoga rende dunque sicuri e leggeri.
Segui un estratto della nostra pratica!
- Respirazione e Concentrazione sul nostro asse
In questo movimento aggiungiamo ai temi della leggerezza e della forza la percezione del nostro asse centrale di sostegno.
Nel movimento renderemo concreta la forza dell’asse, ricercando la sensazione di essere trasportati nel movimento dalla forza di questo asse. In particolare, nella fase di raddrizzamento della colonna non saranno i nostri muscoli a riportarci verticali, ma una forza più grande di noi, rappresentata proprio dall’asse.
Ravviciniamo i piedi, ben attenti a mantenerne il radicamento e la forza, e sulla base del ritmo del nostro respiro, a questo punto ben profondo ed equilibrato, pratichiamo questo movimento:
- espirando ci portiamo nella posizione accovacciata, mentre i nostri palmi delle mani seguono un percorso di discesa circolare, come a disegnare due falci di luna attorno a noi;
- mantenendo una breve fase di sospensione a vuoto ci abbandoniamo completamente, rilasciando l’insieme del corpo; in particolare percepiamo la colonna e la testa “appese”;
- inspirando portiamo le mani a contatto, con la sensazione che seguano un asse che collega Terra e Cielo, che ci trascina leggeri verso l’alto;
- mantenendo una breve fase di sospensione a pieno intensifichiamo la sensazione di leggerezza, prima di riprendere un ciclo di movimento con l’espirazione successiva.
Proseguiamo alcune volte il movimento, completamente assorbiti nella percezione delle forme create dalla gestualità del movimento, che ricorda anche il magnetismo terreste: due forme circolari che si incontrano in basso per generare l’asse verticale.
Al termine del movimento, rimaniamo fermi nella posizione in piedi, orientando tutta la nostra attenzione sulla percezione dell’asse.
La posizione dell’asse verticale
A questo punto della nostra pratica, passiamo ad una posizione statica che corona ed esprime egregiamente le forze che abbiamo stimolato finora.
Assumiamo la posizione a partire da una solida base di appoggio sui piedi, con un secondo fondamentale sostegno costituito dal bacino. Sollevando le braccia alla verticale immaginiamo le dita arrivare molto lontano, con l’insieme del corpo che cresce all’infinito.
Manteniamo la posizione per alcune respirazioni, prima di passare alla variante successiva: espirando saliamo sull’avampiede. Per mantenere il totale controllo dell’equilibrio, immaginiamo di portare in avanti e in alto il pube, rimanendo ben centrati nel baricentro.
Questa posizione è presente anche nell’Hatha Yoga, dove prende il nome di Uttita Tadasana (la posizione del Bastone in Stiramento). Solitamente viene considerata intensa, e non facile da mantenere senza sforzo.
In questo contesto e con queste indicazioni ci renderemo gradevolmente conto di quanta spontaneità, facilità e leggerezza possiamo realizzare. Il mantenimento prolungato della posizione, invece di stancarci ci farà sentire sempre più a nostro agio.
Per concludere la pratica nel migliore dei modi, rimaniamo nella semplice posizione in piedi, anch’essa comoda e agile, dove godremo per qualche minuto la condizione ottimale in cui la pratica ci ha condotto, certi che leggerezza, stabilità e forza accompagneranno sempre di più il nostro vissuto quotidiano.