di Marcello Monti
Una pratica di lunga vita
Come fare in modo che la pratica dello Yoga si trasformi in una profonda esperienza di consapevolezza, diventando così una vera e propria pratica di “lunga vita”.
I KANDA
L’essere umano, secondo lo schema codificato dallo Yoga, è costituito da 3 corpi:
Il corpo grossolano (Sthula Sharira)
Il corpo sottile (Sukshma Sharira)
Il corpo causale (Karana Sharira)
Il corpo sottile e il Prana
Il corpo sottile dell’essere umano è formato dal Prana, che si può tradurre sinteticamente come vita.
Esso si manifesta in tutti gli aspetti della vita stessa, sia nelle attività organiche che nelle attività psichiche ed emozionali.
Il prana si muove attraverso il corpo grazie ad innumerevoli canali, le Nadi.
Attraverso questi percorsi viene vitalizzato l’intero corpo umano.
Nel corpo sottile (chiamato anche, per le ragioni descritte sopra, corpo pranico), possiamo individuare dei centri chiamati Kanda; con questo nome si definiscono particolari aree dove il Prana si accumula.
I Kanda
Del nome Kanda sono state date varie traduzioni: la più frequente è “utero”, ma, come vedremo, è stato anche tradotto come “bulbo” o “uovo”.
I Kanda presenti nel corpo sottile dell’uomo sono di due tipi:
- I micro-Kanda, presenti al centro di ciascun organo del corpo, e che mantengono gli organi stessi sani e vitali.
- Il Kanda principale, situato al centro dell’addome, che distribuisce Prana al corpo intero, andando anche a compensare, nutrendole, quelle zone od organi che hanno perduto la loro forza vitale.
Quest’ultimo è descritto, nei testi classici, in svariati modi; per esempio l’Hatha-Yoga Pradipika lo descrive come una sorta di uovo, alto dodici dita e largo quattro.
Un altro testo antico, la Shiva Samhita, lo descrive invece come a forma di bulbo.
Quale che sia la descrizione, è comunque interessante notare come un centro di accumulo di forza vitale situato nell’addome sia comune a tutte quelle tradizioni orientali che hanno elaborato pratiche dette di “lunga vita”.
Tale è, per esempio, il Tan-dien nella medicina tradizionale cinese, o il punto Hara di tradizione giapponese.
Anche questi centri sono zone di accumulo della forza vitale di ogni individuo; una volta esaurita quest’ultima, avviene la morte del corpo fisico.
Come si genera il Prana nel Kanda…
Il Kanda attua il suo processo di riaccumulo di Prâna e di rigenerazione in due maniere distinte:
- La prima durante la notte, nella fase onirica; in questo particolare momento il corpo, con le sue funzioni, ed il metabolismo sono al livello minimo e quindi la dispersione energetica è molto bassa.
- La seconda modalità è durante le posizioni dello Yoga, e vedremo tra breve come favorire questo processo.
Distribuzione della forza vitale
Per quanto riguarda, invece, la sua funzione di distribuzione della forza vitale, il Kanda si attiva principalmente durante il movimento del corpo da un lato, dall’altro condensando i movimenti dell’universo che ci circonda.
E’ questo il processo che tentiamo di favorire attraverso gli Asana.
Durante l’esecuzione di una posizione
Noi possiamo essere semplicemente e passivamente in una “forma statica”, sostenuta grazie ad uno sforzo fisico più o meno intenso.
Oppure possiamo coinvolgere attivamente la nostra mente attraverso la creazione di “circuiti”, attraverso i quali andiamo a convogliare il respiro, la nostra attenzione e il Prana, portando quest’ultimo letteralmente dove vogliamo e dove ne sentiamo la necessità.
Tutto ciò prende il nome di Kriya Yoga.
… con l’attivazione della mente
Se, durante l’esecuzione di questi circuiti, noi portiamo l’attenzione al Kanda, questo viene inevitabilmente nutrito dalla nostra esecuzione e può mantenere sempre ad un livello alto il nostro “magazzino” di forza vitale.
Abituandoci a questa forma di esecuzione diventiamo sempre più consapevoli del nostro campo vitale ed energetico, e possiamo imparare a sfruttare al massimo questa forza, convogliandola nelle parti del nostro corpo-mente che percepiamo più bisognose, riequilibrandole.
In questo modo fare Yoga si trasforma in una profonda esperienza di consapevolezza, diventando così una vera e propria pratica di “lunga vita”.